Macconago (I)

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Negli ultimi articoli ci eravamo occupati di Quintosole e delle cascine circonvicine. Abbiamo così iniziato ad affrontare il tema delle cascine che si affacciano sulla via Ripamonti (e che si trovano nelle sue immediate vicinanze).
Anzitutto, perchè la via Ripamonti ha sempre potuto contare su molti insediamenti agricoli? Uno dei motivi risiede nella sua importanza (era la via Vigentina, direttrice tra Milano e Pavia), unito alla qualità del suolo e alla ricchezza delle acque del sud milanese. Alcuni tra questi insediamenti poi si aggregarono tra loro, come è stato il caso di Quintosole; in questo capitolo ci occuperemo di Macconago, che fu anche comune indipendente, e che consta a tutt’oggi di numerose testimonianze del tempo passato, anche se l’attività rurale pare essersi fermata.
Il borgo viene citato già nel XIII secolo con il nome attuale, che forse deriva da un antico proprietario, un certo Maccone. Viene diviso in Macconago Piccolo (la parte adiacente alla via Ripamonti) e Macconago Grande (la parte più distante dallo stradone). In entrambe le frazioni si trovano testimonianze del passato rurale, ma le tipologie sono alquanto varie, il che ne fa un borgo meritevole di una visita, come vedremo in questi articoli.
Vediamone innanzi tutto la storia: sorto come detto intorno al XIII secolo, nel XIV secolo vi venne costruito un castello, recentemente restaurato, e su cui torneremo in dettaglio; questo quindi significa che a Milano i castelli sono più di uno (per completezza di informazione, ne esiste uno anche a Bruzzano, per un totale di tre castellli medievali). In seguito, dopo essere stato coinvolto nella peste nel XVII secolo, nella prima metà del Settecento vi venne costruita una chiesa dedicata a San Paolo Apostolo, dove usava officiare il parroco di Poasco. Tra il 1798 e il 1808 Macconago divenne Comune autonomo. In base alla legge 26 marzo 1798 di organizzazione del dipartimento d’Olona (legge 6 germinale anno VI a), infatti, il comune di Macconago, con le frazioni Guarda e Guinzana, venne inserito nel distretto di Linate; con la successiva legge 26 settembre 1798 di ripartizione territoriale dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (legge 5 vendemmiale anno VII), Macconago rimase nel dipartimento d’Olona, compreso nel distretto di Chiaravalle. Il comune, in forza della legge 13 maggio 1801 di ripartizione territoriale della Repubblica Cisalpina (legge 23 fiorile anno IX), venne poi incluso nel distretto I del dipartimento d’Olona, con capoluogo Milano. Con l’attivazione del compartimento territoriale del Regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805 a) Macconago continuò a far parte del distretto I di Milano, inserito nel cantone III di Milano: comune di III classe, contava 227 abitanti. Nel 1808 infine il comune di Macconago venne soppresso e incluso nel Circondario esterno del comune di Milano (decreto 9 febbraio 1808 b). Da allora il territorio ha seguito la sorte di tutta la periferia cittadina.
La storia recente ci racconta della costruzione dell’Istituto Europeo Oncologico, ma forse non tutti sanno che il borgo ha corso il rischio di esser completamente devastato da una operazione immobiliare di grande impatto. L’area di Macconago, infatti, ed in particolare il suo castello (come vedremo), era nel 1972 proprietà degli ex conti Greppi di Bussero, i quali vendettero il castello ad una imprenditrice, e sul resto dell’area decisero, nei primi anni ’80 del ventesimo secolo, di realizzare un Residence, dell’altezza di svariati piani, demolendo tra l’altro la chiesa di San Paolo. Numerose furono le voci che si alzarono in difesa del borgo rurale, e tra queste mi piace ricordare quella della nostra associazione, la Fondazione Milano Policroma, che seppure di giovane età all’epoca fu estremamente decisa nel “no” alla costruzione. Il risultato fu che il residence non fu realizzato, la chiesetta è ancora lì al suo posto (anzi pare che stia subendo un restauro) e la costruzione dello IEO è stata fatta rispettando la tipologia rurale (pochi piani, disegno porticato come i fienili, impatto minimo).
Nel prossimo articolo ci accingeremo a visitare il borgo come si presenta ai giorni nostri.